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Ricercatori “schedati” in rete: i dati personali proverrebbero dal ministero della Salute

29 Agosto 2019 - 06:26 Juanne Pili
Il terrorismo animalista e la presunta lista di proscrizione contro chi fa sperimentazione animale

Secondo alcuni documenti pubblicati da Repubblica, il ministero della Sanità guidato da Giulia Grillo, a seguito di un incontro tenutosi a luglio coi rappresentanti della Lav (Lega anti vivisezione), avrebbe consegnato informazioni sufficienti a identificare i ricercatori del progetto LightUp.

Il progetto universitario serve a svolgere sperimentazioni sui macachi presso le università di Parma e Torino, per studiare alcune lesioni cerebrali che portano a cecità i pazienti. Recentemente uno dei ricercatori, il professor Marco Tamietto, ha ricevuto per posta un proiettile accompagnato da una lettera di minacce.

«Non sei un ricercatore, sei un assassino. Colpiremo duro te e la tua famiglia».

Così adesso lo scienziato vive sotto scorta. Anche se Tamietto era già noto, il caso collegato a questa presunta «lista di proscrizione» del ministero potrebbe gettare ombre su una seconda nomina di Grillo al ministero della Sanità.

Nulla di nuovo sotto al sole, quando gli animi si scaldano e il metodo scientifico viene confuso con l’ideologia. Ne sanno qualcosa i divulgatori a favore delle vaccinazioni che hanno subito a loro volta analoghe minacce in rete.

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Il presunto “doppio-gioco” del ministero

Della vicenda di Tamietto si è interessata anche la rivista Science riportando come le minacce fossero giunte anche tramite i social, con tanto di «foto-segnaletiche» in cui la sua faccia veniva associata al numero di cellulare e all’indirizzo di casa.

Di fronte a tutto questo la differenza tra essere amanti degli animali e usare le proprie convinzioni ideologiche come alibi per aggredire i propri simili, appare molto sottile.

Il ministero si è difeso condannando le minacce a Tamietto e affermando che «nessun dato sensibile è stato diffuso … Abbiamo rivisto la documentazione e ribadiamo che la nostra direzione ha rispettato la procedura e non violato la privacy, diverso è se poi l’associazione ha diffuso queste informazioni».

Anche gli atenei coinvolti vogliono vederci chiaro, affermando tramite gli avvocati Riccardo Marini e Sergio Foà (rispettivamente degli uffici di Parma e Torino) che stanno svolgendo un accesso agli atti, per verificare che le informazioni consegnate alla Lav non andassero oltre quelle «necessari agli ambientalisti per tutelare i loro interessi».

Eppure i team di ricerca coinvolti nella sperimentazione avevano ottenuto l’approvazione del ministero per operare fin dall’ottobre 2018. 

La pericolosa utopia di una Scienza democratica

Intanto sulla Gazzetta di Parma compare un articolo dello psicologo Roberto Mucelli che, come riporta Gerardo D’Amico su Facebook, «”insegna gratuitamente” all’Università Sapienza di Roma».

Secondo Mucelli, che ricorda gli esperimenti sui macachi ma non accenna alcuna solidarietà verso i ricercatori esposti, i protocolli di ricerca dovrebbero essere sottoposti a un pubblico più ampio.

Dunque non basterebbero i «rispettivi comitati etici, a livello europeo, e il consiglio superiore di Sanità – continua D’Amico – Perché i vari passaggi scientifici non vengono discussi e ricevono l’approvazione anche del salumiere, del fruttivendolo e naturalmente dagli psicologi?».

Il problema è che la credenza in base alla quale la Scienza debba essere sottoposta a dibattito da parte di chiunque cozza col fatto che si parla di un insieme di metodi e misurazioni volti ad accertare una realtà oggettiva, da parte di persone preparate dopo anni di studi a farlo. 

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Se non basta l’ideologia ci pensano le bufale

Sono tante, invece, le fake news sulla sperimentazione animale che continuano tutt’oggi a distorcerne l’immagine di fronte all’opinione pubblica.

Questo accade anche in altri frangenti molto delicati, come per i piani di vaccinazione – dove è ancora forte l’idea che i vaccini provochino l’autismo e altri presunti effetti avversi – tutto questo poi viene buttato in pasto a idee politiche e varie tesi di complotto.

In realtà i limiti etici già esistenti per la sperimentazione in Italia sono tali che ci sono costati nel maggio 2018 delle sanzioni da parte dell’Unione europea. Da allora i centri di ricerca lamentano gravi limiti che ci penalizzano rispetto agli altri paesi dell’Unione.

C’è chi auspica di usare solo le piastrine da laboratorio o simulazioni al computer, ma questo genere di sperimentazioni non possono essere rappresentative di un organismo complesso come quello animale e umano. 

Prova ne è il fatto che buona parte delle sperimentazioni che ottengono ottimi risultati nelle piastrine da laboratorio poi muoiono quando si arriva alla sperimentazione sui topi. Lo stesso vale per sperimentazioni che si spostano da organismi più semplici a quelli più vicini al nostro. 

Sono tanti gli esempi di medicine alternative sostenute sulla base di mere sperimentazioni su colture o solo sui topi, rivelatesi invece delle pseudo cure, come nel caso dei preparati omeopatici o della “cura” Simoncini“, che pretende di farci guarire dal cancro col bicarbonato.

Anche parlare di vivisezione non ha alcun senso. Oggi le cavie sono paradossalmente più tutelate dei pazienti umani: in nessun caso degli animali vengono sottoposti a stress o “torture”; tutti fattori che del resto potrebbero falsare i risultati dei test.

Il comunicato di Patto trasversale per la scienza

I medici e ricercatori del progetto Patto trasversale per la Scienza (Pts), già promotori di un appello rivolto a tutte le forze politiche al fine di «promuovere e tutelare la scienza», sono tra i primi ad aver denunciato la difficile situazione in cui si trovano i ricercatori italiani che si occupano di sperimentazione animale, quella che permette a tutti di curarci con farmaci sicuri e realmente efficaci, attraverso un servizio sanitario universale pagato con le nostre tasse.

Oltre a Tamietto è stato oggetto di pesanti minacce da parte di gruppi animalisti anche il collega, il professor Luca Bonini dell’università degli Studi di Parma. Entrambi hanno aderito a Pts.

L’Associazione ha pubblicato un comunicato per dare solidarietà ai ricercatori ed esprimersi contro «la petizione della Lav “Salviamo i macachi”, che faceva leva sulla pubblica sensibilità con affermazioni inesatte».

Infatti, come afferma il presidente dell’associazione Pier Luigi Lopalco «ad oggi non esiste una alternativa esclusiva alla sperimentazione animale. L’ignoranza e la propaganda diffusa intorno a questo tema hanno creato un mix esplosivo: si arriva a minacciare di morte bravi ricercatori che pur fra mille difficoltà burocratiche cercano di portare avanti il loro lavoro».

Notevole anche la scarsa informazione riguardo ai reali fini della ricerca condotta dal progetto LightUp che «studia le basi neurali della consapevolezza visiva col fine ultimo di trovare metodi che consentano ai pazienti con danno al cervello e cecità totale o parziale di tornare a vedere circa 100.000 nuovi pazienti l’anno solo in Italia – spiega Tamietto – La sperimentazione animale è l’unico mezzo a disposizione per capire, anche a livello di singola cellula, i fenomeni di plasticità che si verificano nei tessuti cerebrali in seguito ad una lesione, come stimolarli e orientarli per promuovere il recupero della vista».

Infine, stupisce il peso mediatico ottenuto da associazioni che non sembrano voler comprendere la mancanza di vere alternative alla sperimentazione animale.

«È preoccupante che si conceda ad associazioni animaliste anche solo lo spazio di ritenere di poter assolvere alla valutazione tecnico-scientifica di progetti di ricerca – continua Bonini – mettendo in discussione quella eseguita dagli organismi competenti previsti dalla legge. A quale progetto con uso di animali potrebbero mai essere favorevoli costoro?».

Aggiornamento: dichiarazioni ricevute dalla Lav – 30 agosto 2019

La LAV (Lega anti vivisezione) ha chiesto di pubblicare la seguente nota in relazione al presente articolo. 

«La LAV respinge ogni attacco relativo alla vicenda dei 6 macachi che l’associazione intende salvare da un progetto di ricerca che prevede l’utilizzo, un intervento chirurgico invasivo e irreversibile e l’uccisione di questo gruppo di macachi”. In relazione al contenuto dell’articolo critica la presenza della dichiarazione di Giulia Corsini – riportata tramite l’embed di un suo post Facebook: “La LAV è inutile che finge di lavarsi le mani, diffondere i nomi dei ricercatori inevitabilmente li sottopone a dei rischi, perché esistono delle frange estremiste nell’animalismo”.

L’associazione dichiara con fermezza di non aver mai violato la privacy dei ricercatori, di non aver mai diffuso dati sensibili e prende le distanze da ogni atto violento e minacce compiute da terzi. In particolare, si legge nella nota che “LAV prende le distanze da ogni atto violento e minacce, come ha sempre fatto in oltre 40 anni di lavoro distinguendosi per un’associazione che ha cercato il dialogo, portato evidenze e cambiato leggi. 

L’associazione, inoltre, dichiara di non aver mai incontrato il ministro Grillo in merito alla vicenda – circostanza non indicata all’interno di questo articolo – e di essere entrata in possesso dei documenti relativi al progetto di ricerca con una richiesta di accesso agli atti ai sensi della Legge n. 241 del 1990, in quanto soggetti portatori di interessi pubblici e diffusi, per aspetti di studio tecnico-legali, anche grazie alla petizione #CIVEDIAMOLIBERI».

Foto di copertina: da sinistra a destra i professori Marco Tamietto e Luca Bonini, oggetto di pesanti minacce da parte degli animalisti.

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